Pietro De Francisci (1883–1971) è stato un insigne giurista, politico e accademico. Ministro di Grazia e Giustizia del governo Mussolini del 1929. Libero docente di Storia del Diritto romano nel 1912, ordinario nel 1924 e nello stesso anno passò alla Sapienza. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria e poi come impiegato del servizio informazioni del Comando supremo). Da ricercatore approfondì la storicità del diritto. Nel 1918 fu messo a disposizione del Consiglio supremo interalleato di Versailles, per compiere studi preparatori alla discussione della conferenza di pace. Nel 1925 divenne preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo romano. Affermò che il diritto è espressione del “voler essere” del gruppo e si concreta nella fissazione di un Ordine che si tende ad attuare con il potere. Nel 1936 divenne socio dell’Accademia dei Lincei e nel 1938 fu aggregato all’Accademia d’Italia. Innovò l’interpretazione del diritto con studi originali. L’adesione al regime e le cariche di rilievo che ricoprì gli costarono, nel 1944, l’epurazione con l’esonero dall’insegnamento. Fu reintegrato nel 1949 dal Consiglio di Stato. Nel frattempo non aveva smesso di fare ricerca, scrivere saggi giuridici e di collaborare con quotidiani.
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